Tintoretto, una vita veneziana

Sempre attuale infatti risulta l'interesse che suscita la produzione pittorica di quest'artista ormai riconosciuto come esponente tra i più rappresentativi di una stagione e temperie politica, culturale e religiosa complessa: allorché si spengono in un lungo tramonto le luci e i bagliori del Rinascimento e si allungano le inquietudini del Barocco, mentre per la Repubblica Serenissima la fine del secolo apre a scenari controversi di contrasti diplomatici, guerre e ricorrenti crisi economiche.

La stessa biografia di Tintoretto - nato forse nel 1518 o forse nel 1519, nessuna attestazione documentaria ha ancora risolto l'ambiguità del dato anagrafico, e morto il 31 maggio 1594 - lo colloca appunto lungo tutto l'arco del secolo XVI e lo porta a condividere nella vita e nell'arte l'una e l'altra anima.

In queste giornate parleranno di lui i massimi esperti, da Augusto Gentili e Paola Rossi dell'Università Cà Foscari di Venezia a Michel Hochmann dell'Ecole Pratique des Hautes Etudies di Parigi, a Frederick Ilchman del Museum of Fine Arts di Boston, a Paola Marini, già direttrice delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, a Wolfgang Wolters, studioso di chiara fama del Rinascimento veneziano e non solo.

Si darà conto degli studi e delle ricerche in corso e a tutt'oggi aperti, e all'interno di questo percorso verrà presentato un volume, Tintoretto. L'uomo, i documenti e la storia 1519-1594, edito da Marsilio, che si pone nella tradizione storiografica dell'artista in modo intenzionalmente innovativo.

Fortemente voluto dal precedente Direttore dell'Archivio di Stato di Venezia, Giovanna Giubbini, finanziato dal Comitato Austriaco per la salvaguardia di Venezia Venedig lebt, edito nella collana Studi e ricerche della Scuola Grande di San Rocco che ha supportato l'operazione, il libro è scritto a più mani da sei autori, cui vanno aggiunte due collaborazioni. La loro comune base identitaria sono la formazione paleografica e la pratica archivistica: condotta e praticata a Venezia, in Archivio di Stato, come negli Archivi storici del Patriarcato e nell'Archivio storico della Scuola Grande di San Rocco.

Non un libro “di” storia dell'arte, dunque, non una disamina sui soggetti i luoghi i colori i paesaggi i committenti e i pentimenti, ma un libro “per” la storia dell'arte e per gli storici tout court: uno sguardo diverso, un percorso che non si sviluppa progressivamente lungo la linea del tempo ma che segue o individua le tracce di Tintoretto durante l'intero corso della sua vita.

Non si è studiato il prodotto artistico ma la sua presenza: e da Palazzo ducale, dalla basilica di San Marco, la Libreria marciana, dalle sale della Scuola e della chiesa di San Rocco, dai monasteri o dalle Scuole piccole veneziane si è risaliti ai rispettivi organi di governo o alle istituzioni che presiedevano a queste realtà, e quindi ai loro archivi e da lì ai documenti.

Laddove Tintoretto ha lasciato un segno di sé, nella sua vita di uomo e di artista, là si è svolta e si è approfondita la ricerca: negli atti notarili, quando Iacopo si sottoscrive come testimone o rilascia la sua expertise sul quadro di un collega, in buona compagnia con il sodale Paolo Veronese, o quando acquista un pezzo di terra, o quando ancora, sentendo prossima la morte, chiama a sé il notaio e fa testamento; negli archivi delle magistrature deputate alla riscossione delle imposte, quando compie il suo dovere di suddito veneziano e paga la decima, o inoltra una supplica perché siano rivisti al ribasso gli oneri fiscali posti a suo carico; nella documentazione prodotta dai tanti altri uffici collegiali, costituzionali o finanziari, quando offre i suoi servigi di artista al Senato veneziano o ai Procuratori di San Marco o ai Provveditori al sal per ritrarre dogi, affrescare volte, dipingere battaglie o celebrare episodi gloriosi della Serenissima; e ancora quando si propone - o si impone - alla Scuola grande di San Rocco o a quella di San Marco o ai gastaldi delle varie Scuole piccole veneziane, dove pure la sua attività è emersa con particolare intensità; negli archivi della Curia patriarcale di Venezia infine, quando nei registri dei battesimi dell'archivio parrocchiale fa annotare la nascita dei figli, nel sestiere dove risiede con la famiglia che si fa via via sempre più numerosa.

Il lavoro di ricerca, trascrizione e commento è stato condotto da Manuela Barausse, Paola Benussi, Andrea Erboso, Laura Levantino, Claudia Salmini e Alessandra Schiavon, con i contributi di Emanuela Brusegan e Franco Rossi; la cura editoriale si deve ad Andrea Erboso e Giovanna Giubbini.

L'Archivio di Stato di Venezia dunque, congiuntamente all'Archivio storico del Patriarcato di Venezia e alla Scuola Grande di San Rocco, festeggia la conclusione di questa ricerca, che partendo dal lavoro pluridecennale di maestri come Rodolfo Pallucchini e Paola Rossi, seguendo gli itinerari ripresi dagli studiosi contemporanei come Linda Borean, propone alla città e alla comunità scientifica un itinerario specifico di lavoro legato allo sconfinato patrimonio documentario che è chiamato a valorizzare.

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